Negoziati per libero scambio UE-Giappone: il no delle Case

Attraverso una teleconferenza, il Presidente del Consiglio UE, Herman Van Rompuy, il Presidente della Commissione UE, Manuel Barroso, e il Premier giapponese, Shinzo Abe, hanno ufficialmente avviato i negoziati per l’accordo sul libero scambio commerciale tra l’Unione Europea e il Giappone. L’obiettivo è abbattere le barriere tra i due spazi economici che rappresentano congiuntamente il 30% dell’economia mondiale e il 40% del commercio globale. “Un evento storico”, l’ha definito il Commissario UE al Commercio, Karel De Gucht. 
Peccato che tale accordo di libero scambio sia invece visto con il fumo negli occhi da parte della totalità dell’industria automobilistica del Vecchio Continente. Per tutti ha parlato il responsabile Ford per gli affari istituzionali, Stephen Biegun. “Siamo molto scettici sull’accordo. Non c’è nessun costruttore straniero al momento in Giappone e quindi non esiste l’opportunità immediata di sfruttare questa intesa ed entrare in quel mercato”. I costruttori europei sottolineano in particolare un fattore chiave. Se infatti è vero che il mercato europeo sembra più protetto rispetto a quello giapponese (l’UE impone il 10% di tariffe sulle vetture importate dal Sol Levante e il 22% sui truck, mentre il Paese nipponico non ha tasse sull’import), è altrettanto vero che esistono numerose barriere nascoste. Poiché la legislazione giapponese fissa standard particolari su sicurezza ed emissioni ambientali, le vetture delle Case europee devono sottostare ad un processo lungo e costoso di adattamento prima che possano ottenere l’autorizzazione a circolare in terra nipponica. Altro svantaggio per le europee coinvolge le auto piccole che in Giappone godono di privilegi fiscali non da poco (i cosiddetti mini-vehicle). Contrarietà ad un’intesa di libero scambio tra UE e Giappone è stata più volte espressa anche dall’Amministratore Delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, secondo il quale già un analogo accordo con la Corea del Sud ha favorito eccessivamente Hyundai e Kia, tra le poche a non soffrire più di tanto la grave crisi continentale. In pratica, le Case europee vogliono l’uguaglianza delle condizioni.
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