Nel convegno di sabato, 28 novembre, tenutosi a Varese, sono state presentate dai carrozzieri di ANC-Confartigianato le modifiche al disegno di legge ora in approvazione al Senato. “Nella riforma della Rc Auto, così come presentata in origine, c’erano due punti delicati: da una parte si voleva limitare la libertà di scelta del cittadino dove portare a riparare la propria automobile, dall’altra, il divieto di cessione del credito. Quindi il cittadino aveva l’obbligo di riparazione del veicolo incidentato presso le carrozzerie convenzionate con l’assicurazione per risarcimento in forma specifica”. Silvano Fogarollo, presidente nazionale carrozzieri Confartigianato, intervenuto al convegno organizzato da Confartigianato imprese Varese dal titolo “Riforma Rc auto, quale impatto sulle carrozzerie”, è consapevole di aver condotto una battaglia che andava ben al di là delle rivendicazioni della categoria che rappresenta. Nel suo discorso risuona infatti con una certa continuità la parola cittadino. E non è uno stratagemma per conquistarne la benevolenza, ma la consapevolezza che l’assenza di concorrenza nel mercato mina alla base il diritto dell’ultimo anello della «filiera del sinistro», ovvero il consumatore. Il disegno di legge, ora in approvazione al Senato, ha già subìto alcune modifiche, grazie all’azione delle associazioni di categoria preoccupate per la sopravvivenza di 17mila imprese del settore e i loro 60 mila addetti. “La riforma così come era stata pensata – continua Fogarollo – metteva nelle mani di pochi soggetti economici l’intero mercato, condizionando pesantemente la concorrenza. Tra questi c’erano le più importanti compagnie di assicurazione che si riducono a soli tre grandi gruppi, dove si concentra il 60% del mercato assicurativo e che di fatto costituisce un oligopolio a danno della concorrenza e in grado di condizionare in modo forte i prezzi”.
La preoccupazione dei carrozzieri era rivolta anche alla qualità della riparazione che incide profondamente sulla sicurezza del consumatore. Fogarollo non usa mezzi termini: “La filiera del sinistro tutta concentrata nell’orbita delle grandi compagnie assicurative non garantisce affatto la qualità della riparazione. Un carrozziere per diventare fiduciario deve fare sconti sui ricambi se non addirittura servirsi di quelli forniti dalle stesse compagnie e per stare a galla lavorerà in modo più veloce e meno curato perché il meccanismo è tutto al ribasso. A quel punto vengono messe in strada delle bombe su quattro ruote a discapito della sicurezza del proprietario del veicolo“.
Da molto tempo i carrozzieri di Confartigianato hanno chiesto un tavolo di confronto per dialogare anche con le associazioni dei consumatori. “La nostra lotta – conclude Fogarollo – riguarda anche loro perché questi sono tentativi per condizionare la libertà di scelta e il diritto ad avere una vera concorrenza nel settore. Nessuno ha interesse a fare il furbo tra i carrozzieri e quelli che lo fanno sono pochi, non arrivano nemmeno al 3 per cento del totale”.
I dati forniti da Confartigianato delineano un settore che negli ultimi dieci anni è stata una vera miniera per le assicurazioni. I prezzi delle polizze sono aumentati del 24,5%, il doppio rispetto all’Eurozona (13,9%). La formula dell’indennizzo diretto, voluta dalle compagnie assicurative, non ha di fatto ridotto i costi delle polizze. Secondo Confartigianato, alla luce del costo della manodopera italiana (44 euro contro i 55 della media europea) e del costo medio dei danni in Italia, di poco sopra la media europea (1741 contro i 1720), le ragioni del caro polizze e delle frodi sono da ricercare altrove.
Rimane però aperta ancora una questione molto importante relativa la scatola nera e il suo valore di piena prova. Posto che ne viene riconosciuto il valore in termini di sicurezza, più discutibile rimane il soggetto che dovrà acquisire quei dati sensibili. “È indubbio che dovrà essere un soggetto terzo equidistante rispetto agli interessi in gioco – spiega l’avvocato Claudio Venghi – e non un provider legato alla compagnia di assicurazione, altrimenti sarà ancora una volta il consumatore a rimetterci. Quindi tra i provider e le assicurazioni non ci deve essere alcun rapporto convenzionale e il cittadino deve essere libero di scegliere proprio come con la riparazione”.