Secondo i dati diffusi dall’ANFIA, è del 3.7% l’incremento registrato dell’export della filiera italiana dei componenti per autoveicoli nel primo semestre 2018. In Europa, si registra un incremento globale del 7,8% rispetto a gennaio-giugno 2017, arrivando così a toccare gli 11,7 miliardi di Euro. L’andamento positivo delle esportazioni è stato costante nel corso dell’anno, crescendo dell’8% il primo trimestre e del 7,6% nel secondo, e l’esportazione verso i paesi UE si conferma ancora una volta prioritaria con circa il 70%, mentre il primo Paese di destinazione resta ancora una volta la Germania.
Nonostante un lieve aumento delle importazioni della componentistica del +0,5%, per un valore complessivo di 8 miliardi di euro, dunque, la bilancia commerciale registra un saldo positivo di circa 3,8 miliardi di euro, un incremento del 27% rispetto al primo semestre dell’anno scorso: il settore delle componenti si conferma il 5,1% di tutto l’export italiano, mentre le importazioni valgono circa il 3,9%, quote che salgono al 5,2% e al 4,3% se si considera il comparto energia all’interno del totale dei flussi commerciali.
Il settore della componentistica italiana si riafferma dunque con successo sui mercati italiani, mentre risultano invece stabili la produzione (+0,6% nei primi sette mesi del 2018), gli ordinativi e il fatturato delle parti e accessori per autoveicoli e loro motori. Secondo gli ultimi dati ISTAT, infatti, il fatturato totale del comparto parti e componenti per autoveicoli nei primi cinque mesi del 2018 non registra alcuna variazione, restando allineato ai livelli di un anno fa: la componente interna si registra in diminuzione del 5,2%, bilanciata però dal +5,9% del fatturato estero. Analoga la situazione degli ordinativi, dove al calo della componente interna (-4,6%), si contrappone il +4,8% di quella estera.
La filiera delle componenti si conferma dunque al passo con l’evoluzione globale del settore delle automotive grazie alla propria flessibilità e alla diversificazione tanto della produzione, quanto del portafoglio clienti. Certo è che si tratta di una conferma di essere sulla strada giusta, e che l’impegno profuso nel processo di trasformazione in atto da parte di molte aziende, che si trovano oggi a dover investire con maggior continuità in ricerca e sviluppo, formazione e competenze, verrà ripagato.
Già oggi un’azienda su due partecipa a progetti di sviluppo di tecnologie “green”, e il 18,4% opera su powertrain elettrico, ibrido o fuel cell, ma questi numeri sembrano destinati a salire, alla luce anche dei nuovi impegni europei per i prossimi anni sulla drastica riduzione delle emissioni di gas serra e generalmente inquinanti.
Questo impegno delle aziende deve tuttavia essere supportato, in maniera complementare, da una politica industriale che sia di adeguato sostegno ai settori produttivi italiani, alla luce della serrata competizione con i nuovi player mondiali; si rivela quindi necessario il dialogo tra il mondo delle imprese e il Governo, con l’obiettivo di sostenere il processo di trasformazione e riconversione della filiera alle nuove tecnologie, tenendo conto del principio di neutralità tecnologica e garantendo la graduale transizione verso l’elettrificazione.
<<È necessario . >> conclude Barile, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA <<Tenere in giusto conto le necessità di investimento non solo in macchinari, ma anche in formazione del personale, oltre che dettagliare un chiaro piano di investimenti in infrastrutture logistiche e in tecnologie abilitanti ai nuovi modelli di mobilità>>.
E l’impegno risulta ancor più necessario alla luce del fatto che la componentistica automotive è un comparto chiave dell’economia italiana, che conta circa 2000 imprese sul territorio, per un fatturato di 40 miliardi di euro e 140.000 addetti diretti, compresi gli operatori della subfornitura. Inoltre, è l’unico comparto dell’intero settore delle automotive italiano che da oltre vent’anni registra puntualmente un saldo positivo.
Le aziende italiane esportano verso l’area NAFTA componenti per un valore di 1,09 miliardi di Euro, in aumento del 34%, con un saldo attivo di 605 milioni di Euro (il 52,5% in più del 1° semestre 2017). Il valore dell’export cresce del 48% verso gli USA, del 15% verso il Canada e del 6% verso il Messico.
Le esportazioni italiane di componenti verso l’area Mercosur valgono 288 milioni di euro, in calo del 10%. Il saldo del 1° semestre 2017 è comunque positivo per 221 milioni di euro (era di 260 milioni nello stesso periodo del 2017).
Tra i Paesi europei extra UE, crescono poi le esportazioni verso la Russia (+1%, con un saldo attivo di 81 milioni di Euro), mentre calano quelle verso la Turchia (-3,4%, pur mantenendo un saldo positivo di 280 milioni di euro) e verso la Serbia (-12%).
Le macro-classi che esportano di più sono il comparto delle parti meccaniche (compresi accessori e vetri) che totalizzano il 66,5% del valore dell’export con 7,8 miliardi di euro (+8,7% rispetto al primo semestre 2917) e un saldo attivo di circa 3,4 miliardi. Segue il comparto dei motori con 2,27 miliardi di euro (+8,6%), che rappresenta il 19,3% sul totale esportato della componentistica e un saldo attivo di 720 milioni di euro, nonché il comparto pneumatici e accessori in gomma, che nonostante l’incremento registrato del 7,8% sul 2017 registra tuttavia un saldo negativo di 197 milioni di Euro, similmente ai componenti elettrici e affini.
Registrano invece un saldo positivo significativo le parti e accessori destinati al montaggio; motori e parti di motori; ponti con differenziale; parti per carrozzerie; pompe; ruote; vetri.