Iniziano a trapelare i primi dettagli dell’ultima bozza della Pace Fiscale 2019, che in alcuni suoi aspetti potrebbe riguardare anche gli automobilisti.
Se dovessero essere confermate le ipotesi che stanno circolando in queste ore, nel Decreto Fiscale approvato il 15 ottobre, e che deve ora essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale per diventare a tutti gli effetti operativo, si parlerebbe di rottamazione delle cartelle esattoriali, con il “Saldo a stralcio dei debiti fino a mille euro affidati agli genti della riscossione dal 2000 al 2010 (in istruttoria)”, che implicherebbe dunque che multe e bolli auto verrebbero cancellati automaticamente, senza bisogno di fare richiesta, fino alla cifra di mille euro; nessun aumento dell’IVA e delle accise sul carburante, come effettivamente era stato promesso dal governo, anche se della loro diminuzione e dell’eliminazione della accise anacronistiche non si sa ancora nulla.
Infine, la nuova legge di bilancio andrebbe ad interessare anche l’RC Auto, che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe essere “più equa”, anche se non è ancora dato capire come questo obiettivo potrebbe essere raggiunto: una delle ipotesi sarebbe concepire una polizza unica per ciascun guidatore, quale che sia il veicolo che utilizza, perciò una specie di “assicurazione sulla patente”.
Il nodo cruciale, in questo caso, sarebbe decidere se e quanto le compagnie potranno essere libere di tariffare anche lo stile di guida, nodo-chiave anche delle attuali diatribe sulla personalizzazione delle polizze con scatola nera: per esempio, non è detto che chi faccia forti frenate sia un guidatore pericoloso, poiché esiste anche una tecnica che lo prevede per rendere più sicura l’impostazione di una curva.
Inoltre, si dovrà trovare un modo per superare le possibili iniquità poiché avere una polizza per ciascun guidatore rischierebbe, senza adeguati correttivi, di favorire i single benestanti (che potrebbero possedere più veicoli con, tuttavia, una sola polizza), e penalizzare i nuclei familiari numerosi e meno abbienti, dove più persone condividono un solo veicolo.
In secondo luogo, da come il Governo aveva presentato la manovra questa sembrerebbe voler ripresentare le proposte che alcuni parlamentari avevano avanzato già nel 2002, ovvero l’istituzione di un tariffario uguale su tutto il territorio nazionale per chi si trovi in prima classe di bonus-malus.
La proposta sembrerebbe però avere tanto vantaggi quanto controindicazioni: la principale ragione tecnica è che, dato per scontato che in campo assicurativo i prezzi si stabiliscono in base all’entità del rischio da coprire, uno dei criteri più “certi” e importanti per la determinazione del rischio è proprio la residenza dell’assicurato. È chiaro che i veicoli sono fatti per circolare ovunque, però finché non verrà esteso a tutti l’obbligo di scatola nera, che geolocalizza il veicolo durante tutti i suoi spostamenti, quello della territorialità sembrerebbe ancora il principio migliore.
Dal punto di vista delle opportunità, i problemi invece diventano due: la maggior parte degli assicurati è in prima classe di bonus-malus, e proprio questo segnala che l’attuale bonus malus è un sistema inadeguato. Dopotutto, per decenni ci sono state molte frodi e denunce tardive dei sinistri causati, anche in fase di stipula delle polizze, e solo da questi mesi sta entrando a regime un sistema che non consenta più di entrare in una classe che non si merita.
In secondo luogo, per far quadrare i conti, in assenza di altre norme o innovazioni che consentano di far scendere la spesa per risarcimenti, le compagnie dovrebbero recuperare gli sconti al Sud con rincari nel resto del territorio nazionale, con conseguenti e comprensibili lamentele di chi se li vedrebbe applicare.
Proprio per ovviare a queste complicazioni, già un anno fa era stato pubblicato l’11 aprile in Gazzetta Ufficiale il regolamento Ivass n° 37/2017, che di fatto non ha ancora avuto effetto, e avrebbe dovuto raggiungere una sorta di compromesso con sconti significativi per gli automobilisti virtuosi, che avessero accettato di montare volontariamente la scatola nera, residenti nelle province con maggiore sinistrosità (Bari, Barletta-Andria-Trani, Benevento, Bologna, Brindisi, Caserta, Catania, Catanzaro, Crotone, Firenze, Foggia, Genova, La Spezia, Latina, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Messina, Napoli, Palermo, Pisa, Pistoia, Prato, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Taranto, Vibo Valentia).
In pratica, il regolamento stabiliva che gli automobilisti residenti nelle province sopra elencate, che non abbiano provocato incidenti negli ultimi quattro anni, abbiano diritto a uno sconto “aggiuntivo e significativo”, quantificato come pari alla differenza percentuale tra il premio medio (al netto delle imposte) delle province sopra elencate e le altre.
Quali saranno le soluzioni adottate, lo si saprà solo con il decreto legge omnibus in accompagnamento alla manovra, che dovrebbe tra l’altro semplificare anche il cambio di assicurazione, anche se nemmeno qui è ancora stato precisato come ciò avverrebbe: già da anni è stato rimosso l’ostacolo maggiore, ovvero l’obbligo di procurarsi un attestato di rischio cartaceo, introducendo dal 1° agosto scorso l’attestato di rischio dinamico, completamente gestito dalle compagnie con un sistema antifrode.