Dopo quattro mesi di detenzione, l’ex capo Audi Rupert Stadler non è più detenuto: l’Alta Corte Regionale di Monaco aveva emesso a giugno il mandato di custodia cautelare, con il sospetto che Stadler fosse implicato nella frode relativa alla manipolazione delle emissioni dello scandalo Dieselgate, per il quale l’ufficio di Monaco di Baviera starebbe indagando nei confronti di 20 imputati. Tra gli accusati ci sarebbe anche un membro attuale del Consiglio di amministrazione di Audi, mentre un ex CEO di Porsche è stato rilasciato nel mese di giugno, dopo nove mesi in stato di detenzione dalla Corte d’Appello, nonostante anche permanga per lui tutt’ora il sospetto di implicazione.
Il cinquantacinquenne era stato arrestato il 18 giugno per sospetta frode e rischio di collusione a Ingolstadt, e condotto nel carcere di Augsburg Gablingen; i consigli di sorveglianza di Volkswagen e Audi l’avevano da subito esonerato dalle sue funzioni di CEO Audi, <<fino a quando la situazione che ha portato al suo arresto non sarà chiarita.>>
Da allora, il direttore vendite di Audi, Bram Schot, ha diretto la società come amministratore delegato. Ai primi di ottobre il gruppo VW ha sciolto definitivamente con effetto immediato e di comune accordo il contratto di Stadler, altrimenti ancora in corso fino alla fine del 2019. Senza più la propria carica, Stadler ha avuto successo nel proprio ricorso contro il fermo da parte dell’Alta Corte Regionale, che era stata respinta dal tribunale distrettuale in agosto.
Nonostante il rilascio, persiste comunque tutt’ora il sospetto che Stadler sia stato implicato nello scandalo Dieselgate, ha detto il giudice martedì: l’ufficio del procuratore di Monaco crede infatti che Stadler abbia permesso la vendita di auto diesel con livelli di emissione manipolate in Europa anche dopo aver scoperto la truffa Stati Uniti nel 2015, e se non era consapevole della manipolazione, almeno aveva deliberatamente deciso di ignorarla. Non è noto infatti a riguardo se Stadler abbia continuato a negare le accuse negli interrogatori.
L’Alta corte ha quindi sospeso il mandato di arresto dietro il pagamento di una cauzione e sotto la condizione che non abbia alcun contatto “con alcuna delle persone rilevanti nelle indagini preliminari”, perché si ritiene vi sia ancora il pericolo di una possibile collusione e di un occultamento delle prove: si dice che Stadler abbia preso in considerazione durante una conversazione telefonica intercettata la possibilità di pagare un testimone per influenzare delle indagini preliminari del procuratore di Stoccarda contro Porsche.