A causa di possibili problemi al sistema frenante, la casa automobilistica giapponese si è impegnata in un richiamo addizionale per oltre 9 modelli costruiti tra il 9 gennaio e il 26 ottobre 2018, tra cui la Impreza e la sportiva Brz, che Subaru costruisce per Toyota.
Il richiamo sarebbe una naturale conseguenza delle indagini richieste dal ministero dei Trasporti giapponese dopo il caso Nissan sull’impiego di personale non autorizzato alle procedure di certificazione, in seguito alle quali anche Subaru, già impegnata nelle verifiche per lo scandalo Kobe Steel sulla falsificazione dei darti di produzione dell’acciaio, avrebbe scoperto alcune irregolarità all’interno di una delle proprie fabbriche: negli ultimi trent’anni, infatti, all’interno dell’impianto di Gunma a nord di Tokyo, alcuni tecnici non certificati avrebbero condotto le ispezioni finali su una serie di veicoli, in modo non dissimile a quanto avvenuto anche negli stabilimenti Nissan.
Tali ispezioni negligenti del sistema frenante potrebbero quindi ora avere un impatto economico da 6,5 miliardi di yen per la casa automobilistica giapponese, l’equivalente di circa 50 milioni di euro. Quest’ultimo richiamo porta quindi il totale dei veicoli richiamati per le false certificazioni sui controlli di qualità a 530 mila unità tra il 2017 e oggi, e in seguito a questo nuovo provvedimento la Subaru avrebbe rivisto al ribasso le previsioni sugli utili per l’intero anno fiscale che si concluderà a marzo 2019, a causa anche di un periodo di minore redditività su quello che in passato era il suo mercato principale, quello degli Stati Uniti, soprattutto a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle autovetture straniere.