Dopo Volkswagen, Audi, Daimler e Bmw anche Opel finisce nel mirino della giustizia tedesca per lo scandalo dieselgate.
Nella sola giornata di ieri, le sedi commerciali della casa automobilistica di Rüsselsheim hanno subito dapprima una vasta perquisizione da parte della procura, mentre nel pomeriggio la motorizzazione tedesca BKA ha annunciato il prossimo richiamo di 100.000 veicoli, di cui 95.000 in tutta Europa, modelli diesel Euro 6 Zafira, Cascada e Insignia prodotti dagli anni 2012-2017 (ovvero prima dell’acquisizione da parte del gruppo francese Psa) su cui pende il sospetto di essere dotati di un software truccato per le emissioni di gas di scarico.
Sul fronte giudiziario, stamattina le sedi Opel di Rüsselsheim e Kaiserslautern sono state sottoposte a perquisizione da parte di 33 funzionari pubblici coordinati dalla procura di Francoforte: il procuratore, Nadja Niesen a Handelsblatt, ha confermato che << Indaghiamo per frode nell’immissione sul mercato di auto diesel con software che manipola i valori sull’emissione dei gas di scarico.>>
L’indagine della motorizzazione si protrae dalla fine del 2015, quando l’ufficio federale, alle dipendenze del ministero dei trasporti, ha richiesto le prime verifiche poiché erano stati trovati dispositivi non ammissibili, e nel 2016 l’azienda avrebbe cominciato a sistemare i software incriminati; all’inizio del 2018, la BKA (motorizzazione tedesca) ha richiesto nuovi riscontri, ma dal ministero fanno sapere che <<l’audizione ufficiale è stata continuamente rimandata con sempre nuove motivazioni tecniche>>
Opel afferma in una nota che <<In questo momento non possiamo commentare dettagli riguardanti l’indagine in corso>>, ma per quanto la società stia collaborando pienamente con le autorità, respinge ogni accusa e ribadisce che i suoi veicoli sono conformi alle normative vigenti: il programma installato nelle auto che ridurrebbe la pulizia supplementare dell’ossido di azoto dei gas di scarico a velocità elevate e in una vasta gamma di temperature esterne, ma Opel ha sempre difeso la tecnologia, definendola necessaria alla protezione delle componenti del motore, e sostenendo che le normative sono state rispettate.
Il problema nascerebbe dal fatto che i produttori di automobili avrebbero trovato questi dispositivi di protezione dei componenti su molti più modelli di quanto in realtà non sarebbe stato necessario, e il dubbio è che i convertitori catalitici Opel in questione abbiano diminuito il proprio effetto anche con temperature esterne inferiori a 18 gradi Celsius.
Opel avrebbe comunque offerto agli utenti interessati aggiornamenti software volontari, tuttavia non è stato rilasciato il numero di adeguamenti, e ad oggi l’azienda avrebbe completato solo il 70% degli interventi richiesti già nel 2015. Pertanto, il ritiro dei veicoli è ormai imminente.
In Italia, l’Unione nazionale consumatori ha chiesto al ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, di verificare «se in Italia circolano auto Opel con manipolazione dolosa del software».