Il carico fiscale sulla motorizzazione ha raggiunto in Italia un nuovo record: 74,4 miliardi di euro nel 2017, un +2% rispetto all’anno precedente.
A comunicarlo è l’ANFIA, tramite il suo presidente Aurelio Nervo, che vede tra le cause dell’aumento la progressiva ripresa del mercato auto per tre anni consecutivi, nonostante il rallentamento dei ritmi di crescita <<Gli introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli – IVA e IPT – risultano rispettivamente in crescita del 6,2% e del 6,3%. La percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL risulta del 4,3%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira attorno al 3%. Il gettito derivante dall’acquisto e dal possesso dell’autoveicolo cresce rispettivamente del 6,2% e del 4%, per un ammontare di 9,4 miliardi per il primo e 6,8 miliardi per il secondo. E’ il gettito derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo, tuttavia, a rappresentare, come di consueto, la voce più rilevante, pari al 78,2% del gettito complessivo proveniente dal comparto, per un valore di 58,2 miliardi di Euro, in aumento dell’1,1% rispetto al 2016.>>
Ma Nervo prosegue anche valutando quelle che sarebbero le conseguenze di una modifica dell’attuale assetto delle accise sui carburanti, come in tempi recenti avrebbero proposto alcuni esponenti del Governo: <<un’eventuale modifica dell’attuale assetto delle accise sui carburanti, produrrebbe effetti negativi, poiché rischierebbe di incentivare la diffusione di tecnologie meno performanti sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2, oggetto di una severa regolamentazione europea.>>
Le aliquote attuali, infatti, compensando il maggior costo di alcune tecnologie, avrebbero incentivato la diffusione delle alimentazioni “più virtuose” in termini di riduzione dei gas inquinanti, come il diesel. Un’eventuale rimodulazione, provocando uno spostamento delle vendite verso le tecnologie meno “ecologiche”, penalizzerebbe in particolare i nuovi Diesel Euro 6, che presentano dal 15 al 20% in meno di emissioni, oltre a emissioni inquinanti ormai minime, secondo gli ultimi test su strada riferiti a vetture Euro 6d-TEMP.
<<Inoltre, eventuali aumenti delle aliquote di accisa riferibili a copertura di misure pregresse o di situazioni straordinarie, innescherebbero un aumento dei costi del trasporto destinato a scaricarsi immediatamente sugli utenti della strada, con particolare riferimento a quelle categorie per le quali il trasporto è una professione.>> aggiunge il Presidente dell’ANFIA: guardando al mercato dei veicoli commerciali, che utilizzano principalmente l’alimentazione diesel, un eventuale aumento dell’accisa influirebbe negativamente su beni che sono da considerarsi veri e propri strumenti di lavoro, nonché sul mercato dell’usato, a causa di una perdita del valore residuo dei veicoli.
Nell’analisi della ripartizione del prelievo sul “ciclo di vita contributivo” del veicolo, dopo la tassazione derivante dall’utilizzo del veicolo nel corso dell’anno si mantiene elevata anche la quota di contribuzione al momento dell’acquisto dell’autoveicolo (versamento IVA e IPT), pari al 12,6%, per un totale di 9,4 miliardi di Euro. Questa voce, come si è detto, è cresciuta del 6,2% rispetto al 2016 (quando risultava già in crescita del 14,5%), per via dell’incremento delle immatricolazioni di vetture nuove in crescita.
Dal “Bollo auto” invece, la tassa per il possesso dell’autoveicolo, arrivano 6,8 miliardi di euro, con un aumento del 4% (circa 260 milioni di Euro in più) rispetto al 2016. Questa tendenza potrebbe derivare, oltre che dalla crescita del parco circolante degli autoveicoli (+1,7% nel 2017), anche dai maggiori controlli per ridimensionare il fenomeno dell’evasione di questa tassa. A partire dal 1°gennaio 2017, infatti, alcune regioni (tra cui la Lombardia) hanno introdotto la possibilità di pagare il bollo mediante addebito in conto corrente con RID, ottenendo uno sconto del 10% sul totale dovuto; un progetto preso a modello dalla Legge di Stabilità 2018, che ha introdotto la possibilità di estendere a tutte le regioni la facoltà di applicare lo sconto sul bollo se il pagamento viene effettuato mediante domiciliazione bancaria.
Per quanto riguarda l’analisi in dettaglio, tra le voci di contribuzione relative all’utilizzo dell’autoveicolo, il gettito fiscale sui combustibili ha segnato un incremento dello 0,3% nel 2017, dopo due anni consecutivi di calo, per un totale di 34,93 miliardi di Euro rispetto ai 34,82 del 2016; nonostante si sia registrato in realtà una notevole riduzioni dei consumi, unita ad una riduzione del peso dell’IVA e delle accise dal 68,5% al 65,7% per la benzina, dal 66,2% al 62,6% per il gasolio e dal 44,2% al 41,3% per il GPL, mentre per il metano l’incidenza è rimasta stabile (18,5%), in definitiva tale riduzione è stata compensata dall’aumento del costo della materia prima, che ha generato un aumento del prezzo finale e quindi un incremento dell’introito.
Aumenta anche il gettito IVA relativo a manutenzione e riparazione degli autoveicoli e all’acquisto di ricambi, accessori e pneumatici, che chiude il 2017 a +4,6% per un valore complessivo stimato in 10,67 miliardi di Euro, contro i 10,20 del 2016, contando anche la componente fiscale derivante dalle attività di pre-revisione e revisione degli autoveicoli. Dal 1° gennaio 2015, è entrata infatti in vigore la nuova procedura di revisione che, con l’intento di mettere fine alle finte revisioni, prevede che la stessa sia effettuata tramite videosorveglianza e comunicata in tempo reale alla Motorizzazione. Questo implica nuovi oneri, ma anche una maggiore sicurezza dei dati, l’imparzialità dei risultati e lo stop alle frodi, diventando impossibile per gli operatori modificare un eventuale esito negativo della revisione stessa.
Non solo, ma da gennaio 2017 alcune novità riguardanti i controlli sulle revisioni hanno reso obbligatorie misure fino a quel momento volontarie: la Legge di Stabilità 2017 ha definito, infatti, per le autofficine, l’obbligo di controllare, in fase di revisione auto, che il proprietario del mezzo sia in regola con il pagamento del bollo e che su di esso non gravi un fermo amministrativo; in caso contrario, il veicolo non potrà circolare fino all’avvenuto pagamento della tassa, e solo allora si potrà richiedere una nuova revisione auto.
Nel 2017 gli italiani hanno dunque speso 30,9 miliardi per la manutenzione e la riparazione delle autovetture, con una crescita del 4,8% rispetto al 2016, quando la spesa ammontava a 29,5 miliardi. Su questo risultato hanno inciso modestamente l’incremento del ricorso alle officine di autoriparazione (+2%), il già citato aumento del parco circolante, e il fatto che i prezzi per la manutenzione e riparazione, nel 2017, sono aumentati mediamente dell’1%. Con il dato 2017, la spesa per la manutenzione e le riparazioni di autovetture cresce per il quarto anno consecutivo, dopo la contrazione del biennio 2012-2013. L’attività di manutenzione e riparazione delle autovetture è diventata sempre più importante: in un mercato in cui le innovazioni tecnologiche e l’impiego dell’elettronica a bordo sono sempre maggiori, l’attività e gli interventi di riparazione che si svolgono quotidianamente in officina sono in costante evoluzione e richiedono un continuo aggiornamento degli operatori, chiamati a garantire il miglior servizio possibile.
La voce d’imposta relativa ai pedaggi autostradali ammonta nel 2017 a 2,11 miliardi di Euro, in rialzo del 3,6% rispetto al 2016. La crescita deriva dalla prosecuzione del positivo trend del traffico veicolare avviato nel 2014 dopo alcuni anni in flessione: il 2017, in continuità con il 2016, evidenzia rialzi sia per la componente veicolare leggera (+1,8%), sia per quella pesante (+3,5%).
Gli introiti derivanti dai premi assicurativi per RC, furto e incendio, registrano una riduzione dello 0,8%, per un totale di 3,85 miliardi di Euro (3,88 nel 2016).
La voce parcheggi e contravvenzioni, infine, nel 2017 vale 5,65 miliardi di Euro, con un incremento dello 0,5% rispetto al 2016, principalmente per effetto della crescita del numero di autoveicoli in circolazione. L’indice NIC ISTAT, per la voce Parcheggi ha evidenziato, inoltre, un lieve incremento dei prezzi: +1,3% nel 2017 rispetto al 2016. È da ricordare a riguardo che il Codice della Strada stabilisce che almeno il 50% dei proventi delle multe incassate dagli enti locali venga utilizzato per migliorare la sicurezza, investendo il 25% nella manutenzione stradale, il 12,5% nella segnaletica e il 12,5% nei controlli sulle strade.