Nissan cercherà una revisione della struttura azionaria nella sua alleanza con Renault, nel tentativo di creare una partnership più equa tra le due case automobilistiche. Questo l’annuncio pochi giorni dopo l’arresto shock di Carlos Ghosn: che ci fosse aria di crisi, era ormai chiaro, dopo che l’azienda giapponese aveva completamente ignorato la richiesta di Renault di non estromettere Ghosn dal suo ruolo di presidente e direttore rappresentativo, almeno finché le procedure legali e il procedimento interno non fossero stati completati.
Nissan, tuttavia, aveva rifiutato di rimandare il Consiglio di amministrazione al prossimo giugno, quando si sarebbe tenuto l’incontro annuale obbligatorio, così il Consiglio ha votato giovedì all’unanimità per rimuovere Ghosn e Greg Kelly, il regista americano accusato di essere un co-cospiratore nei presunti misfatti di Ghosn, proponendosi di nominare un nuovo presidente entro un mese o due, possibilmente prima del prossimo consiglio di amministrazione previsto per il prossimo 20 dicembre. Entrambi gli uomini, tuttavia, mantengono le proprie posizioni come direttori regolari, almeno per ora, perché spetta agli azionisti della società la decisione finale sul fatto che i direttori possano perdere tale status.
Questo, dunque, era stato il primo passo di un piano che segnala il tentativo di Nissan di ottenere una posizione più forte nell’alleanza, con Ghosn fuori dai giochi: l’equilibrio di potere a Nissan è ora inclinato verso il CEO Hiroto Saikawa, che è emerso come una forza trainante nell’indagine sui presunti illeciti di Ghosn, a discapito della parte francese. Ultimamente, la partnership tra le due aziende è diventata sempre più controversa in Giappone, a causa della forte performance finanziaria di Nissan che, sebbene scalzi quella di Renault sia in termini di vendite che profitti, ha molta meno influenza all’interno dell’alleanza rispetto alla partner francese.
Saikawa, che si era dichiarato sin da subito contrario alla fusione tra le compagnie auspicata da Ghosn, potrebbe ora cercare di migliorare la posizione negoziale della casa automobilistica giapponese in una partnership che, a suo dire, ha favorito troppo a lungo la parte francese: la revisione voluta dal CEO di Nissan riguarderà il diritto di voto, poiché Renault detiene il 43% di Nissan, e ha il diritto di votare sulle decisioni del consiglio di amministrazione, mentre la casa automobilistica giapponese detiene solo il 15% della società francese, ma non ha diritto di voto. Questo squilibrio esiste sin da quando l’alleanza si è formata nel 1999 (Mitsubishi Motors Corp. è stata aggiunta al patto nel 2016), ed era stato visto come un modo per meglio contrastare i concorrenti globali.
Modificare il diritto di voto potrebbe quindi avvenire in due modi: secondo la legge aziendale giapponese, i diritti di voto di Renault potrebbero essere annullati se Nissan aumentasse la sua partecipazione a oltre il 25 percento nella casa automobilistica francese; in alternativa, secondo le regole francesi se Renault riducesse la sua partecipazione in Nissan al di sotto del 40 percento, aiuterebbe la casa automobilistica giapponese a ottenere i diritti di voto nella società francese stessa.
L’arresto di Ghosn, quindi, ha messo a nudo ulteriormente i risentimenti che si sono sviluppati negli anni, tra successi e controversie: Nissan è da lungo tempo insoddisfatta di quello che considera lo strapotere francese, e Saikawa ha fatto riferimento proprio a quello squilibrio. In tutto questo, dunque, l’unica cosa che sembra davvero certa è che la fusione che Ghosn aveva auspicato prima del suo arresto sia diventata, ora più che mai, irrealizzabile.