“Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata, aprile 2010, le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell’auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni 70. È quindi impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa. È necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati”. Fiat ha diramato ieri, a Borsa chiusa, una nota ufficiale con la quale sancisce di fatto l’addio al programma Fabbrica Italia (peraltro varato in modo autonomo e senza incentivi pubblici) rimandando alla fine di ottobre (quando saranno pubblicati i dati del terzo trimestre) le informazioni su un nuovo piano prodotti/investimenti. Il Lingotto ricorda inoltre di aver già comunicato ai sindacati ad inizio agosto la delicatezza del momento e la conseguente massima cautela nella programmazione degli investimenti. La nota si conclude evidenziando come oggi Fiat, con Chrysler, sia una multinazionale e che come ogni azienda nel mondo abbia il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia. Il tutto senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa. Se la situazione italiana rimane delicata, Fiat continua invece a consolidarsi a livello internazionale. Scatta infatti in questi giorni l’avventura cinese della nuova Viaggio che debutta a cinque anni di distanza dal fallimento della precedente joint venture locale con Nanjing Automobile. Nel Paese della Grande Muraglia, Fiat è ora alleata con Guangzhou Automobile ed è attiva nell’impianto di Changsha con capacità produttiva annuale di 140 mila esemplari. Come anticipato dal general manager della joint venture, Jack Cheng, è possibile che venga costruita in futuro una nuova fabbrica.