A nulla serve rivendicare di avere la precedenza se viene provato che non si è stati prudenti alla guida. È questo il contenuto della sentenza n. 26657/2011 della Suprema Corte di Cassazione. In particolare, i giudici di legittimità hanno spiegato che è necessario “accertare il comportamento tenuto dagli automobilisti per verificare se in esso siano ravvisabili profili di colpa”.
Con l’esortazione ai giudici di merito a non applicare “alla lettera” il codice della strada, Piazza Cavour ha confermato l’assoluzione di un centauro che aveva procurato lesioni gravissime al conducente di un’autovettura che, senza rispettare la precedenza, aveva impegnato l’incrocio. L’uomo aveva travolto l’auto che non aveva rispettato l’obbligo della precedenza e i giudici di primo grado lo avevano scagionato da ogni colpa in relazione all’accusa di lesioni personali colpose in quanto si era ritenuto rilevante il fatto che l’altra parte non avesse rispettato il segnale di precedenza. Il verdetto veniva poi ribaltato dalla Corte d’Appello la cui decisione è stata poi confermata dalla Cassazione che esorta i giudici a non applicare il codice della strada senza l’analisi concreta del fatto e di eventuali profili di colpa: nel caso di specie, la Corte ha infatti rilevato che pur avendo la precedenza, l’uomo non è riuscito a porre in essere una manovra di rallentamento che avrebbe facilmente consentito di evitare l’impatto a causa della velocità.