TARGHE ESTERE: ORA UFFICIALMENTE VIETATE

germania targaUna norma specifica contenuta nel decreto sicurezza, ora approvato al Senato, impedirà ora a coloro che risiedono in Italia da oltre 60 giorni di circolare con targa straniera.

<<L’Automobile Club d’Italia (ndr. ACI) condivide l’intervento del Governo in materia di abuso delle targhe estere sui veicoli circolanti in Italia>> afferma il Presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani <<perché il fenomeno della cosiddetta esterovestizione, cioè l’utilizzo di targhe estere per risparmiare su bollo e assicurazione, sottraendosi di fatto alle contravvenzioni e al fisco italiano, aveva iniziato a dilagare con forte danno, non solo per l’Erario, ma per tutti gli automobilisti e i cittadini.>>

Lo scopo della nuova normativa è quindi colpire i malviventi che intestano centinaia di auto a nullatenenti residenti all’estero, come anche i “furbetti” che approfittano dell’escamotage della finta residenza fiscale all’estero per immatricolarvi le auto e poi svolgere il proprio lavoro in Italia, restando “invisibili” al fisco e non pagando eventuali multe. Proprio il gettito del “superbollo”, introdotto nel 2011 dall’ultimo governo Berlusconi e inasprito poi ulteriormente da Monti, dimostra quanto diffuso sia il canale estero: si è sempre rimasti ben lontani dai 168 milioni di euro preventivati dal ministero dell’Economia sulla base del parco circolante, poiché è progressivamente aumentato il numero di persone che hanno acquistato un’auto di lusso in leasing o noleggio all’estero o che, se ne avevano una, hanno addirittura simulato di venderla a un operatore straniero. Non solo, ma si sono diffusi anche una serie di canali, a partire dai siti web, che permettono di registrare le auto all’estero, vuoi per non incappare nel “redditometro” e nelle multe stradali irrogate con controlli elettronici, o per risparmiare sui dell’assicurazione Rc auto o furto-incendio.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che esistono anche operatori, come alcune società di noleggio, che lecitamente operano all’interno della UE, nonché liberi professionisti che si spostano per lavoro: per venire incontro a queste realtà, alla bozza originale dell’articolo 93 sono stati inseriti cinque nuovi commi.

Se il primo comma, appunto, vieta di circolare in Italia con un’ auto immatricolata all’estero, a chi abbia la residenza nel Paese da oltre 60 giorni, il secondo introduce invece una serie di eccezioni: veicoli dati in comodato ad un lavoratore o un collaboratore, o in leasing o noleggio, in entrambi i casi da operatori o imprese costituiti in un altro Stato UE o SEE (Spazio Economico Europeo) e senza sede secondaria o effettiva in Italia potranno continuare a circolare solo se a bordo c’è un documento di data certa firmato dall’intestatario, da cui <<risulti il titolo e la durata della disponibilità del veicolo>>

Finora, l’articolo 132 del Codice della strada era difficile da applicare perché presupponeva di dimostrare che il veicolo con targa estera fosse rimasto in Italia per più di un anno, e tutto per sanzioni minime di 85 euro, e una generica e non verificabile inibizione a far circolare il mezzo in Italia.

Con le nuove norme, al contrario, l’illecito scatterà per il solo fatto di essere colti a circolare con targa estera, e si incorrerà in una sanzione amministrativa minima di 712 euro, con l’obbligo di regolarizzare il veicolo entro 180 giorni, durante i quali il veicolo sarà tenuto in deposito; scaduti i 6 mesi, scatterà quindi la confisca definitiva del mezzo. In alternativa, dopo aver pagato la sanzione, targhe e documenti andranno consegnati alla Motorizzazione, chiedendo il foglio di via e la targa provvisoria per portare il veicolo fuori Italia.

Chi invece avesse un’auto in comodato ma non ha a bordo il documento che ne attesta la disponibilità, dovrà pagare 250 euro di sanzione ed esibirlo entro 30 giorni; nel frattempo scatterà un fermo amministrativo.

 

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